Sabato 10 luglio migliaia di corpi liberi e soggettività critiche hanno attraversato il centro cittadino da piazza Castello a piazza Arbarello, parlando d’aborto e cattofascisti davanti alla Regione, frocizzando per strada il monumento a Pietro Micca ed approdando all’ufficio d’igiene con un intervento sulla salute. Poi alla chiesa della (S)consolata, dove l’imponente schieramento di sbirri non ha impedito preghiere blasfeme e interventi di denuncia. Lasciato il centro, la successiva tappa della via frocis è stata a Porta Palazzo, dove si è parlato di migrazioni, CPR e riqualificazioni escludenti. Si sono poi guadagnate le rive della Dora in corso di gentrificazione, grazie al progetto “Sponde Sicure”, cui hanno aderito i gestori “gay friendly” del bar “pausa caffè” e della limitrofa “locanda sul fiume”, proseguendo verso l’ex ospedale Maria Adelaide, pronto ad essere trasformato in studentato per le universiadi, per infine approdare ai giardini (ir)reali dove prima dell’acquazzone finale c’è stato il tempo per interventi sieroppositivi. Sette ore di via Frocis, tra festa e denuncia.Il Free(k) Pride è un ibrido nuovo e indigesto per tanti palati. In primis le destre che pubblicano le immagini di chi partecipa, per additarle al pubblico ludibrio e alla violenza di chi incita a picchiare, emarginare, uccidere mostri e mostre per riaffermare l’ordine del padre, la gerarchia tra i generi, una visione essenzialista del mondo e della “natura”, trasformata in un’icona rigida da venerare. In questo i cattofascisti trovano facili alleate nelle femministe differenzialiste e, per quanto appaia paradossale, tra certi “eco-primitivisti” che esibiscono un fiero disprezzo verso chi è orgogliosamente contro natura. Sono persone in fuga che, spaventate dalla potenza delle tecnologie a disposizione dei potenti, si sottraggono alla scommessa della libertà per abbracciare un futuro disegnato su un passato immaginario.
Il free(k) è indigesto anche per chi, in questi anni, ha lavorato a fianco e dentro le istituzioni, per ottenere riconoscimenti, diritti, parità con le persone eterosessuali e cisgender. Il prezzo di questi percorsi è la rinuncia alla radicalità di chi punta sulla diversità e la molteplicità degli approcci, delle relazioni, delle identità, a favore delle famiglie arcobaleno, mimesi triste della famiglia patriarcale.
Oggi l’approccio queer, nella propria plastica capacità di cogliere le radici della dominazione, rappresenta un patrimonio importante per tutti i movimenti di lotta, un contributo cruciale per spezzare le dinamiche concrete di una cultura che assorbe il molteplice, il diverso, l’altro per farne una merce, da cui trarre profitto. Tutt* quell* che si sottraggono, per scelta o per necessità, alla logica della merce sono considerate eccedenze indesiderabili, da emarginare, nascondere, eliminare.
Lo striscione di apertura della parade subalpina di quest’anno “Cagne in frocessione contro padre, patria e padrone” è la sintesi di un lavoro durato un anno intero. Tante assemblee, iniziative su stigma e salute, presidi di solidarietà con la lotta delle donne in Polonia, le piazze dell’8 marzo, la passeggiata della puttane contro la violenza omofoba e tante occasioni in cui si sono attraversate le lotte contro i CPR, la gentrificazione, il razzismo, lo sfruttamento…
Un’esplosione di vite e corpi fuori norma, erranti, in transito, nel segno di una critica radicale dell’esistente, espressione di un approccio transfemminista, intersezionale, anticapitalista ed antiautoritario.
Liber e mostruos, alla sua quarta edizione, il Free(k) Pride non è l’altro Pride, ma un Pride critico, dove non c’è spazio per sponsor politici o commerciali, dove i poliziotti e le poliziotte di Polis Aperta non sono i benvenuti.
Il Primo Pride fu una rivolta innescata da sex worker povere e razzializzate. In questo solco nasce e cresce, anno dopo anno, il Free(k) Pride, quello della Torino transfemminista e queer.
Wild C.A.T – collettivo anarcofemminista torinese
corso Palermo 46 – @Wild.C.A.T.anarcofem
Qui qualche immagine della giornata:
https://www.anarresinfo.org/freek-pride-contro-padre-patria-e-padrone/